
Musica, sì, ma non solo: il Maestro Gaslini aveva anche un suo stile nella pittura, e domani, venerdì 29 luglio, a Borgotaro aprirà un’esposizione che porterà in mostra i dipinti mai visti del Maestro.

L’opera del Maestro è stata descritta con conoscenza ed emozione dal suo amico e collega, il Maestro Roberto Bonati:
È affascinante osservare, nel corso della storia, la vicendevole attrazione e il rapporto che musica e pittura hanno intessuto. La pittura, la più silenziosa delle arti, e la musica che al contrario vive nel suono, che alterna suono e silenzio.
Anche il fattore tempo le divide: la musica vive e muore nel tempo, segnando lo scorrere del tempo, mentre la pittura permane nel tempo, pur esistendo innegabile un “tempo” della visione pittorica.
Molti sono gli esempi di artisti che hanno sperimentato questa reciproca attrazione, da Caravaggio che scriveva “Sappiate che io suono di chitarriglia et canto alla spagnuola” alla profonda condivisione estetica di Morton Feldman con gli artisti dell’Espressionismo Astratto passando per Schoenberg, Kandisky e Paul Klee.
Anche Giorgio Gaslini ad un certo punto della vita ha sentito l’esigenza di dipingere.
Ma cosa è stata per lui la pittura? Non lo possiamo profondamente sapere, certe cose hanno sempre un sapore di mistero, seguono strade nascoste ed io non sono un esperto di arte, ma ho alcuni ricordi che forse possono suggerirci qualche riflessione.
Un giorno, mentre stavamo provando nel suo studio di Borgotaro, Gaslini mi invitò ad entrare nella stanza adiacente, il sancta sanctorum del suo dipingere, e mi mostrò alcuni suoi acquerelli. Mi disse che mentre lavorava alla musica si prendeva, di tanto in tanto, una pausa, si “cambiava d’abito” e dipingeva, alternando musica e pittura, quasi l’alternare la matita col pennello rappresentasse per lui un momento di meditazione zen e gli servisse per “ripulire” la mente.
La sua fascinazione per i colori ha anche una storia precedente. Mi raccontò Trovesi che una volta arrivò alle prove con la mazzetta dei colori Pantone e propose ai suoi musicisti di improvvisare a partire dai diversi colori.
Ha scelto l’acquerello Gaslini, forse la più tenue e liquida delle possibilità pittoriche e sono assenti dalla sua pittura quei momenti di acceso furore che ritroviamo invece nella sua musica; predilige uno stile che mi appare “quasi giapponese”, fatto di spazi e di forme spesso sottili, di punti e di linee, a volte sembra creare ideogrammi. E allora posso immaginare che un punto di contatto tra musica e pittura sia stato, anche per lui, la creazione di forme, il foglio bianco, comune tra disegno e scrittura musicale, sul quale, a poco a poco, si crea una forma, attraverso geometrie, asimmetrie ed equilibri in rapporto al vuoto, al silenzio.
Ricordo che una volta guardammo insieme un suo dipinto e parlammo a lungo di come avrebbe potuto essere interpretato musicalmente, quali linee avrebbero potuto essere melodiche e quali macchie avrebbero potuto essere momenti armonici, quali e quanti percorsi musicali avrebbero potuto essere creati leggendo musicalmente le forme tracciate sul foglio. Credo che questo ci mostri chiaramente la stretta relazione creativa e il desiderio di unità espressiva che Gaslini ha ricercato e vissuto tra le due forme artistiche e come pittura e musica abbiano convissuto, insieme a poesia, cinema e teatro, nella mente e nel cuore del Maestro.
Sempre alla ricerca, sempre appassionato.
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